I centri abitati di Bagnolo, Pieve Rossa, San Tomaso della Fossa e San Michele della Fossa, costituenti il Comune di Bagnolo in Piano, sono sorti su insediamenti alluvionali, che, a partire dal II sec. a.C., provocarono il progressivo interramento del Bondeno: una vasta area acquitrinosa, che si estendeva a nord di Reggio Emilia, sino a confondersi con le acque del Po. Il nome "Bondeno", di origine ligure, significa senza fondo.
I primi insediamenti umani, databili all'età del bronzo, coincidono, ovviamente, con il graduale avanzamento delle aree asciutte, che si protrasse per un lungo arco di secoli, durante l'intero periodo che va dall'occupazione romana (115 a.C.), alle invasioni barbariche, alla costituzione del Sacro Romano Germanico Impero (IX - X sec.), sino agli albori delle nuove libertà comunali (Pace di Costanza 1183).
La prima bonifica del terreno si deve ai Romani, che risiedevano a Reggio Emilia e Brescello. Il loro contributo al risanamento del terreno è precedente alla ben piu famosa opera romana della zona: la centuriazione. Con quest'ultima il territorio fu diviso in cardi e decumani, perpendicolari tra di loro e paralleli alla Via Emilia, voluta dal console Marco Emilio Lepido. Proprio da Bagnolo passava uno dei cardi piu importanti ed anche un decumano, seppure di minore importanza, verso la zona del Traghettino.
Le invasioni barbariche del post impero devastarono gran parte del lavoro fatto dai Romani nel dividere le campagne in maniera regolare. Nell'800 l'invasione degli Unni segnò profondamente la società delle curtes, tanto da innestare, in maniera prepotente, il processo di trasformazione di queste in castra fortificati.
E' del 946 la prima testimonianza scritta su Bagnolo: un atto del Vescovo di Reggio, Adelardo, in virtù del quale la Chiesa di Santa Mustiola, "quae sita est prope castrum Baniolum", viene assegnata all'illuminazione dell'altare dei Beati Martiri Grisante e Daria nella cattedrale di Santa Maria. Da allora, una serie di atti, donazioni, permute, costituzioni di servitù, diritti feudali, ecc., posero il territorio e le chiese di Bagnolo sotto la giurisdizione del potentissimo Monastero Benedettino di San Prospero, la cui supremazia si protrasse nel corso dei secoli XI, XII, XII, fino agli inizi del XIV sec., quando Feltrino gonzaga, impadronitosi del territorio e della citta di Reggio (1335), ne distrusse il Convento e ne confiscò i beni e i privilegi.
Fra le chiese e le cappelle, sono da menzionare, oltre la predetta Santa Mustiola (martire cristiana): Santa Maria di Portiliolo (o Portiolo), antichissimo nome del luogo, che sta chiaramente ad indicare l'origine dell'insediamento primitivo in zona prossima al traghetto che, attraversando gli stagni residui (Gorgo e Fossa), permetteva il traffico di uomini e merci verso Novellara, Guastalla e il Po. I primi documenti di essa sono datati tra la fine del X sec. e l'inizio dell'XI sec. e la relativa sagra cadeva il 2 febbraio, allora festa della "Purificazione della Vergine".
Un'altra chiesa era quella di A. Pietro di Bagnolo (o Chiesa Bianca): dal 1156 privilegio di Papa Adriana in favore del Monastero di Canossa.
Vi era poi la Chiesa Nuova della Maternità di Maria di Bagnolo, a volte erroneamente confusa con Santa Maria di Portolo, ma che va identificata con la piccola cappella della Natività della Vergine del Castello. Se ne ha una prima memoria il 17 dicembre 1258. E' certamente all'antica Sagra della Nativita della Vergine (8 settembre) celebrata presso questa Chiesa, che occorre legare la tradizionale Fiera di Settembre, di cui si ha memoria gia agli inizi del XVII sec.
Menzione a parte merita la Pieve di Bagnolo, in seguito denominata Pieve Rossa, per l'iniziale sua dipendenza e titolarità su altre cappelle minori. Le prime notizie su di essa sono del 1144, ma pare assodato che la sua costruzione si debba far risalire ad un secolo prima (1040).
La giurisdizione civile sul castrum, appartiene, durante questo periodo, ai Signori di Correggio, la cui origine "DA BAGNOLO", pare documentata da alcune carte.
Con Feltrino e con i suoi discendenti - Guido, Jacopo e Feltrino II - ha inizio la Signoria dei Gonzaga su Novellara e Bagnolo, protrattasi, salvo breve interruzione dal 1452 al 1454 ad opera dei Signori di Correggio, per quattro secoli, sino all'estinzione della Casata, per morte dell'ultimo Conte Camillo III, avvenuta nel 1727.
Nel 1354 Feltrino iniziò la ricostruzione del Castello (la rocca originaria era stata distrutta nel 1304), utilizzando il materiale ricavato dalle distruzioni, da lui stesso operate, delle torri dei Tebaldi e dei Taccoli, delle chiese di San Silvestro in Mancatale, Santa Mustiola e Santa Maria di Portiolo, nonché del Monastero di San Prospero.
Nel 1371, cedendo Reggio a Bernabo Visconti per cinquanta fiorini d'oro, tenne per se e per i suoi discendenti i Castelli di Bagnolo e Novellara, la cui giurisdizione venne unificata nel 1484 ed eretta a Contea nel 1501, ad opera dell'Imperatore Massimiliano I.
Il dominio sulle terre di San Tomaso e di parte di San Giovani e Santa Maria venne concesso ai Gonzaga, il 4 marzo 1571, dal Duca Borso d'Este e confermato da Alfonso II nel 1577.
L'inizio della Signoria dei Gonzaga coincide con la nascita del piu illustre cittadino di Bagnolo: Guido di Filippo Ferrari, detto Guido da Bagnolo. Dalle scarne notizie che lo riguardano, non è possibile rilevarne esattamente la data di nascita e di morte, ma ci e noto comunque che:
• era medico di Pietro, Re di Cipro e di Gerusalemme;
• che era in rapporti di amicizia con Francesco Tetrarca, il quale lo ricorda (1367) in un curioso trattatelo sull'ignoranza propria e di molti: pare infatti che il nostro concittadino non ritenesse il Petrarca persona colta, a motivo del fatto che non si era laureato presso l'Università degli Studi di Bologna;
• che lasciò in testamento (12 ottobre 1362) 1550 ducati, da investire nell'acquisto di due poderi nel bolognese, le cui rendite, alla morte dei congiunti, erano destinate ai giovani reggiani privi di mezzi studenti a Bologna.
La morte di Guido da Bagnolo può essere approssimamene datata intorno al 1370, a Venezia, dove è sepolto preso la Chiesa dei Frati. L'iscrizione funebre ne ricorda scritti di filosofia, medicina e storia, dei quali, purtroppo, nulla è pervenuto fino a noi.
Per opera del Conte Alfonso Gonzaga, venne costruita la Chiesa di San Francesco di Paola, con l'annesso Convento. La posa della prima pietra avvenne il 1° agosto 1588. I frati del Convento rimasero a Bagnolo sino al 1768, allorché, già imperando gli Estensi, il segretario ducale Felice Antonio Bianchi, dispose la soppressione del Convento, obbligando i malcapitati fraticelli a ritirarsi presso il Convento di Modena. Già nel 1667, il Conte Alfonso II Gonzaga, essendo completamente in rovina la Chiesa di Santa Maria Porziola, aveva espresso alla Comunità il desiderio che si costruisse una chiesa nuova nella piazza del Castello; ma, o per scarsita di mezzi, o per mancanza del necessario zelo religioso, non se ne fece nulla. Così, un secolo dopo, espulsi i frati di San Francesco di Paola, il Parroco, il 29 aprile 1769, entro nella suddetta Chiesa che divenne così la Parrocchiale. La proprieta del Convento, peraltro, rimase al Comune, sino a quando non venne accordata al Parroco, con decreto del Duca di Modena, nel 1824. Nella Chiesa si trovano le sepolture di Alfonso Gonzaga e dei suoi figli. Nel 1700 subi rifacimenti e ristrutturazioni. La Chiesa attuale presenta 6 altari. Dietro l'altare maggiore, si torva il quadro di San Francesco da Paola che, assieme ad altre tele presenti nella Chiesa, è riconducibile alla scuola del Correggio. Da menzionare anche il coro ligneo del secolo XVII, dietro l'altare maggiore. Il restauro del 1968 ha completamente modificato la facciata originale.
Già durante la Signoria dei Gonzaga esisteva un'Amministrazione autonoma della Comunità di Bagnolo, il cui territorio comprendeva inizialmente anche le ville di Santa Maria e San Giovanni, per ridursi in seguito solamente a Bagnolo, Pieve e San Tomaso.
Il Consiglio degli Anziani, che reggeva la Comunità, si riuniva dinanzi al Podestà, il quale era un forestiero e veniva nominato dal Conte, in nome del quale esercitava anche la giustizia. Durante la riunione del Consiglio Generale, che aveva luogo il 1° gennaio di ogni anno, venivano estratti a sorte i nomi degli anziani preposti ai singoli uffici del Comune e precisamente: il Priore, il Giudice della Piazza, il Giudice delle Strade, due Abbondanzieri, due Deputati della Sanità, due Procuratori dei Poveri, due Estimatori e due Revisori dei Conti. In pratica rivestivano il ruolo degli attuali Assessori.
E' degno di menzione il fatto che il mercato settimanale, recentemente spostato dalla domenica al venerdì, risulti ufficialmente istituito, in data 30 novembre 1597, da una "grida" di Vittoria da Capua Gonzaga, madre del Conte Camillo I.
Oltre al mercato settimanale, era già in uso tenere l'annuale Fiera di Settembre (collegata, come ricordato sopra, alla Sagra della Nativita della Vergine), del cui buon esito si compiacque il Conte Camillo bel 1608.
Il 27 luglio 1702, durante la Guerra di Successione Spagnola, le truppe francesi del Duca di Vendome, per rappresaglia, saccheggiarono orrendamente il Borgo, incendiarono e distrussero la Rocca, incenerirono e dispersero i preziosi documenti dell'Archivio della Comunità. Nel tentativo di salvare questi documenti, trovò, in quei giorni, una morte violenta Giovan Battista Borri, anziano della Comunita e Alfiere (non Sindaco, come alcuni erroneamente affermano).
Cessata la Signoria dei Gonzaga, il feudo venne avocato a se dall'Imperatore Carlo IV, che, tenutolo per circa dieci anni, lo trasferì, con atto del 15 ottobre 1737, al Duca di Modena Rinaldo d'Este. La Signoria degli Estensi si interruppe tra il 1796 e il 1814, per i noti eventi connessi alla Rivoluzione Francese e all'Impero Napoleonico. In quel periodo Bagnolo e Pieve Rossa divennero una municipalità separata da San Tomaso, San Michele e Santa Maria. Dopo il 1814 le due Comunità furono aggregate a Reggio Emilia, cui Bagnolo e Pieve Rossa apparterranno sino al 1859.
La Seconda Guerra di Indipendenza trova il territorio cosi suddiviso: Bagnolo e Pieve Rossa con il Comune di Reggio Emilia; San Michele con Correggio, San Tomaso, Santa Maria e San Giovanni con Novellara.
Il Comune venne ricostituito, cosi come e attualmente (Bagnolo - Pieve Rossa - San Tomaso - San Giovanni), con Decreto del 4 dicembre 1859, a firma di Carlo Luigi Farini, Commissario di Vittorio Emanuele II e Dittatore delle Province Emiliane.
Il primo censimento generale, del 31 dicembre 1861, dava al Comune una popolazione di 3168 abitanti per un'estensione di 9.036,37 biolche, pari a Ha. 2643.99.54.
Dall'Unità d'Italia, l'Amministrazione locale è retta da coalizioni moderate con orientamento clerico-monarchico-liberale di estrazione agraria (proprietari terrieri).
L'opposizione è la prima organizzazione del socialismo riformista reggiano è databile attorno al 1880.
Fra il 1884 e il 1886 fu costruita la ferrovia Reggio-Bagnolo, mentre nel 1887 fu aperto il tratto Bagnolo-Correggio. Fra il 1898 e il 1906 sorgono le prime cooperative (di lavoro, di consumo e latterie sociali).
La prima affermazione della lista socialista nel Comune di Bagnolo avviene nel 1910 (345 voti su 631 votanti, pari al 55%) e si rafforza nel 1920 (870 voti su 1113 votanti, pari al 78%). Ma, già nel 1907, il socialista Aldo Modena ottenne 236 voti, contro i 244 e i 237 dei moderati Donelli e Della Salda.
Di quel periodo è giusto ricordare l'opera pubblica di maggiore respiro e utilità: le nuove Scuole Elementari, che, inaugurate nel 1921, sono tuttora, a distanza di oltre ottant'anni e nonostante la notevole evoluzione del centro urbano, una struttura piu che mai validamente operante nel campo della pubblica istruzione; ovviamente con le debite ristrutturazioni e con l'edificazione di un ampliamento completamente nuovo.
Dal 1921 hanno inizio le violenze e quell'involuzione politica che porterà i fascisti alla conquista del Comune. Il Fascio di Bagnolo si costituì il 23 aprile di quello stesso anno. Costretta l'Amministrazione Comunale alle dimissioni, vennero indette nuove elezioni amministrative, nelle quali i fascisti si presentarono in un lista comprendente anche liberali, monarchici, democratici e socialisti riformisti dissidenti (era l'anno del Congresso di Livorno), che ottenne il 68% dei voti, contro il 32 % del Partito Popolare (cattolico).
Era l'inizio della fine, aggravata ulteriormente nel successivo 1922, quanto i Fascisti, presentatisi da soli, ottennero il 67% dei voti, a fronte di una notevole astensione (516 astenuti dei 1107 iscritti al voto). L'astensione, la paura e la prepotenza di un regime che aveva oramai occupato il potere centrale avevano compiuto l'opera.
Del ventennio fascista sono tuttavia da ricordare: la costruzione del Teatro Gonzaga, una prima ristrutturazione della Sede Municipale, la costruzione del Campo Sportivo, la costruzione della Palestra adiacente la Scuola Elementare del capoluogo e l'ampliamento delle Scuole Elementari delle frazioni.
La storia successiva delle repressioni fasciste, delle guerre coloniali e di aggressione, dell'asservimento al Nazismo, la resistenza e la Liberazione sono ancora materia di racconto orale da parte dei protagonisti sopravvissuti, nonché oggetto di diverse pubblicazioni storiche.
A questo proposito si vuole ricordare l'Eccidio del Torrazzo perpetratosi il 14 febbraio 1945. Alle 6.00 di quella fredda mattina invernale, le Brigate Nere arrestarono, prelevandoli direttamente dalle loro case, dieci persone tra le quali alcuni partigiani. Trasportati dapprima alla Casa del Fascio, alle ore 9.00 circa furono fucilati sulla piazza del paese, contro il muro del Torrazzo. I loro nomi erano i seguenti: Aristide Carboni - Carlo Formentini - i fratelli Otello e Oreste Gibertoni - Evres Lazzaretti - Primo Malaguti - Emilio Mattioli - Licinio Tedeschi - Armando Storchi - Imerio Tondelli.